Metodo dei principi primi | Modelli mentali

Tra i modelli mentali, quello dei principi primi è la base di partenza. Ne parliamo ampiamente, con un taglio pratico e degli esercizi da fare.

Qui parleremo di:

Del first principles thinking si è recentemente parlato molto: Elon Musk ne ha accennato in un video divenuto virale.

Il video è interessante tanto quanto la sua recente biografia (qui) nella quale si parla anche di questa intervista.

Ebbene, ho riflettuto molto su questo ed altro materiale in tema di metodo dei principi primi.

È un qualcosa che ho spontaneamente implementato nella mia vita (anche professionale) ma che ha più antiche ed illustri radici

“In tutti gli ambiti di indagine, dei quali ci sono principi, cause o elementi, è dal riconoscere questi che risultano il sapere e la scienza: riteniamo infatti di conoscere ciascuna cosa, quando ne riconosciamo le cause prime e i principi primi e siamo giunti ai suoi elementi. È perciò chiaro che anche per la scienza della natura si deve anzitutto cercare di stabilire ciò che concerne i principi […] Perciò si deve avanzare dagli universali verso i loro particolari […]” (Aristotele, Fisica, libri I e II tradotti da F.F. Repellini, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, 1996 pag. 37)

Vediamo di spiegarlo.

Cos’è

Ogni oggetto tangibile ed intangibile è composto da più elementi: vale per la bibita gassata, la tua ricetta preferita oppure un ragionamento giuridico.

Ora, prendiamo un esempio per chiarire di cosa stiamo parlando.

Pensa a Musk che -come dice nell’intervista- si pone un dubbio: “Come posso rendere una batteria meno costosa?“.

Potremmo ragionare su fattori estranei alla batteria stessa, come ad esempio il costo della produzione o dello stoccaggio. Sarebbe senz’altro utile.

Ma per ora partiamo da che cosa la batteria è. Dunque, da cosa è formata.

Applicare il metodo dei principi primi significa domandarsi da che cosa è costituito l’oggetto del nostro pensare, ed analizzarlo elemento per elemento.

Vale per le batterie delle automobili elettriche ma anche per risolvere il tuo dubbio: “Come posso migliorare la mia carriera?”

Come lo applico?

L’istinto, calibrato dall’esperienza, mi porta ad utilizzare questo modello mentale nella mia vita di tutti i giorni come avvocato.

Per me è diventato facile:

  1. esiste un fatto;
  2. esistono soggetti ed azioni (qualcuno fa o non fa qualcosa che dovrebbe o potrebbe fare);
  3. a seconda degli ambiti e delle situazioni (civile è diverso da penale etc.) deve o non deve esistere una norma applicabile al caso in oggetto.
  4. mi regolo di conseguenza.

Tizio bonifica a Caio € 10.000,00 sul conto corrente, senza causale.

Poi, dopo qualche tempo Tizio chiede a Caio la restituzione della somma. Può questa richiesta avere esito positivo?

Un bonifico bancario senza causale di per sé può essere tante cose, ma principalmente un mutuo: Tizio presta denaro a Caio, che lo riceve verso l’obbligo di restituirlo con gli interessi.

Tuttavia, ciò che conta sono anche le circostanze esterne.

In questo caso, partire dai principi primi significa domandarsi: “chi fa cosa, come lo fa e perché?”

Ma la soluzione esiste solo se consideriamo le circostanze esterne, ossia l’ambiente.

Ecco che se Tizio e Caio sono padre e figlio potremmo sostenere la tesi della donazione, specie se abbiamo documenti o testimoni. Se si tratta di parenti piuttosto alla lontana, la tesi della donazione potrebbe sfumare: potrebbe avere vigore di nuovo la tesi del mutuo, soprattutto se tra i due ci sono stati più bonifici nel tempo. Ma se i due sono creditore e debitore nell’ambito professionale, potrebbe essere il saldo di una fattura.

In buona sostanza, con il metodo dei principi primi non risolvi un problema ma ti aiuti nel definirlo: e se definisci bene un problema, sarà molto più facole trovare la soluzione.

Principi primi ed analogia.

  • L’analogia si contrappone al first principles method. Ragionare per analogia significa “vedere le somiglianze [rilevanti] fra cose distinte e concluderne che se hanno qualcosa in comune forse hanno in comune anche qualcos’altro.” (G. Tuzet).

Ebbene, il pensiero analogico è pericoloso, perché consolida i dogmi del nostro vivere quotidiano.

Nell’esempio della batteria, il pensiero analogico ci porta a cercare qualcuno che vende la stessa batteria a minor prezzo, oppure un altro modello più economico.

Il pensiero analogico ci porta a dare per scontato l’oggetto del nostro problema, e trovare una soluzione dando lo stesso per presupposto:

  • ho un reddito di x euro al mese, quindi devo risparmiare;
  • il Macbook air nuovo costa troppo, quindi non posso comprarlo;
  • sono troppo vecchio/a per cambiare vita quindi devo adattarmi;
  • la persona che amo non cambierà mai.

Il metodo dei principi primi ci porta a pensare partendo dall’essenza:

  • La mia unica fonte di reddito è il mio lavoro da dipendente. Il mio reddito è dato dal numero di ore lavorate per la paga oraria. Posto che ho 24 ore al giorno, o aumento il mio reddito per ogni ora lavorata, o moltiplico le ore che mi sono retribuite. Ma nessuno dice che debba essere per forza pagato all’ora: se scrivo un libro, ad esempio, il mio reddito è sconnesso dalle ore occupate a lavorare;
  • il MacBook è il computer che voglio ricevere da qualcuno. Lo posso acquistare, o ricevere in regalo. Se lo acquisto, posso acquistarlo da chi fa il prezzo minore o da chi può concedermelo a fronte di qualcosa che già ho (fare dunque una permuta);
  • la mia vita è data dalle persone che frequento, i luoghi in cui mi trovo, le cose che utilizzo, il cibo che mangio, etc. Che cosa, tra questi elementi, mi permette di maggiormente migliorare la mia vita con il minor sforzo possibile?

Se avessi chiesto ai miei clienti cosa volevano, mi avrebbero risposto: cavalli più veloci
(
Henry Ford)

Farnam Street nel post da cui ho tratto ispirazione per questo testo (qui) fa l’esempio della differenza tra lo chef ed il cuoco: il primo conosce le materie prime, e crea. Il secondo, applica tendenzialmente senza discostarsi troppo dalle ricette già conosciute.

Alcune tecniche per utilizzare il metodo dei principi primi.

Online si trovano diverse fonti (tra le quali la mia preferita è il citato blog Farnam Street) che ti spiegano come applicare questo metodo.

Ebbene, non sono molto d’accordo.

La prima è quella del metodo socratico. Di per sé è efficace, ma sconta diverse problematiche: non è facile, e soprattutto è fraintendibile.

Il metodo socratico -lo abbiamo studiato a scuola- si basa sulle domande: è una goccia che scava nella pietra del ragionamento e ci mette alle strette per risolvere le contraddizioni in quel che pensiamo.

Toglie la pietra per far risaltare il diamante.

Tuttavia, questo non è necessariamente facile: il metodo socratico, nell’ottica dei modelli mentali, secondo me è il collante di questi ma non è di per sé un modello.

Detto diversamente: il metodo socratico non è il metodo dei principi primi; è una sorta di meta-metodo.

Tuttavia, su internet si trovano fonti (qui) che consigliano di ragionare nel senso di:

  • spiegare l’origine delle proprie idee;
  • sfidarsi a pensare che la propria tesi sia sbagliata;
  • fare ragionamenti di secondo livello (“se è vero quel che è vero, cos’altro è vero?“)
  • mettere in discussione la domanda iniziale e le condizioni che lì mi hanno portato.

Mi sembra, in questo caso, di parlare appunto di un meta-metodo.

Trovo più efficace il metodo dei cinque perché, che trovi nello stesso articolo.

Domandati cinque volte di fila perché

Sembra banale, ma tipicamente al quarto perché diventa un grosso casino.

Nel senso che non sai come continuare; quantomeno, questo è quello che accade a me.

Se arrivi a dire o pensare “È così perché è così“, hai perso.

  1. Perché voglio cambiare lavoro? Perché non ho soddisfazione economica
  2. Perché non ho soddisfazione economica? Perché guadagno meno del valore che offro
  3. Perché guadagno meno del valore che offro? Perché mi pongo in posizione subordinata rispetto ai miei clienti/superiori
  4. Perché mi pongo in posizione subordinata rispetto ai miei clienti/superiori? Perché pecco di autostima
  5. Perché pecco di autostima? Perché.. (no, “perché credo poco in me stesso” è una tautologia!).. perché non riesco ad esprimere il mio potenziale.

Ne ho trovato una versione più recente nella biografia di Elon Musk uscita nel settembre 2023 (autore Walter Isaacson) e che puoi acquistare qui

In pratica alla pag. 383, mentre si parla del momento in cui Elon decide di rivoluzionare il sistema Starlink (satelliti per offrire internet con latenza minore), si racconta del problema maggiore per gli ingegneri: “le antenne dei satelliti, per esempio, si trovavano su una struttura separata rispetto al computer di volo. Gli ingegneri avevano deciso che le due strutture andavano isolate termicamente l’una dall’altra. Juncosa continuava a domandare perché. Quando gli dissero che le antenne potevano surriscaldarsi, volle vedere i risultati dei test. “La quinta volta che chiesi ‘Perché?’ quelli ormai erano, tipo: ‘Caspita, forse dovremmo integrare tutto in un solo componente e basta’.”

Ora, possiamo fermarci qui. Il metodo non risolve tutti i problemi del mondo. Ma li chiarisce, anche attraverso un punto di vista diverso.

Siamo partiti dal voler cambiare lavoro al capire come migliorare la propria autostima.

Lo ritengo di un’utilità disarmante: pensando di cambiare posto di lavoro per guadagnare di più, ad esempio, avrebbe solo che peggiorato il problema nel tempo.

Non ho una soluzione definitiva, ma uno strumento in più per arrivarci:questo lo scopo ultimo dei modelli mentali.

E ora?

Rileggi l’articolo, poi applica il metodo dei cinque perché al tuo problema.

Ragiona nel senso di determinare:

  • chi
  • fa qualcosa
  • dove
  • nei confronti di chi

Analizza il rapporto causa-effetto alla base del tuo problema.

Se hai bisogno di consulenza, scrivimi (trovi i contatti in fondo).

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